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martedì 29 ottobre 2013

UNA TAPPA IN AFRICA, tratto da "Il sorriso innocente dell'amore"

Percorsero a piedi un centinaio di metri e giunsero a destinazione. Bussarono e, dopo cinque minuti, un uomo alto, sulla cinquantina, venne ad aprire.
"Ben arrivati! Vi stavo aspettando!"



Era Joseph, un dottore che aveva sostituito per alcuni giorni il medico italiano che era dovuto rientrare in patria per motivi familiari. Li fece accomodare e disse che aveva dato una sistemata e una pulita alla casa.

Poi li portò nell'ambulatorio accando per fare un resoconto dei medicinali a disposizione e poco dopo, con la valigia in mano, se ne andò. Doveva rientrare in Burkina Faso, dove viveva con la sua famiglia.

Marco e Noemi restarono soli. La casa che li avrebbe ospitati era davvero piccola. Vi erano solo due locali: una stanza con un piccolo spazio per cucinare, un tavolo e due letti poco più in là e poi, in un'altra stanza, vi era il bagno.

Tratto da "Il sorriso innocente dell'amore", Elvira Tonelli

mercoledì 16 ottobre 2013

IL SOLE ORA SPLENDE - Capitolo 1, prima parte

Era lunedì e Jessica, come ogni giorno, si era recata a lavoro. Lavorava come segretaria presso lo studio di un avvocato, a Cuneo. Le piaceva. Non era niente di che, è vero, ma, almeno lì, si sentiva in famiglia.
Già, perché Jessica una famiglia l'aveva, certo, ma lei non se n'era mai sentita parte, in quanto mai era stata ben accetta o, per meglio dire, non era proprio stata voluta. Uno sbaglio, insomma... e se, anche solo per qualche istante, se ne fosse dimenticata, ci pensava poi suo padre a riportarla con i piedi per terra!



Aveva solo ventitré anni, ma era molto più matura rispetto alla sua età. Aveva dovuto crescere in fretta e ora voleva andarsene da casa, cercarsi un appartamento tutto suo, ma ogni volta che si decideva, succedeva sempre qualcosa che la bloccava.

Da circa un anno, cioè da quando aveva trovato un lavoro stabile, la sua vita era un tantino migliorata... Quando era in ufficio, infatti, veniva trattata con il massimo rispetto, il suo lavoro era molto apprezzato, con i colleghi aveva un bellissimo rapporto, in particolare con Raffaele, da tutti chiamato Raffa, l'unico che era riuscito a farsi raccontare un po' della sua vita, l'unico che capiva al primo sguardo quando c'era qualcosa che non andava o quando aveva delle preoccupazioni in testa.

Lei sapeva di piacergli ma, al momento, non voleva impegnarsi, o almeno questo si ripeteva per giustificarsi, La verità era, però, un'altra: aveva paura degli uomini e anche se lui sicuramente era diverso, Jessica non riusciva a fidarsi, non ancora.

"Ciao casa, pronta per iniziare una nuova settimana", le chiese Marco, il capo, appena entrò in ufficio.
"Certo! Pronta!", si limitò a rispondere lei, prima di raggiungere la sua postazione.

Non era proprio dell'umore adatto. Quella mattina, infatti, si era svegliata e aveva trovato suo padre che dormiva, riverso sul pavimento della cucina. Ultimamente questa scena era diventata un'abitudine. Aveva cercato di svegliarlo. Dopo minuti di spintoni e grida, lui si era alzato per coricarsi sul divano. Ovviamente non senza prima caricarla di insulti.

"Hai sentito cosa ti ha detto il dottore? Devi smetterla di bere!"

Sapeva già che tutti i suoi sforzi per togliergli quel vizio maledetto sarebbero stati inutili. Non se ne sarebbe neppure dovuta preoccupare ma, in fondo, suo padre era l'unico che le aveva dimostrato, a modo suo, un po' di affetto, e poi era l'unica persona rimastale al mondo. Sua madre non sapeva nemmeno che faccia avesse. Quando aveva appena tre anni, infatti, se ne era andata lasciandoli soli. I nonni non c'erano più, e altri parenti non ne aveva. Troppo spesso si sentiva stufa di vivere così.

Ormai erano mesi che il padre non lasciava passare giorno senza la sbronza quotidiana. E poi, ovviamente, era lei a pagarne le conseguenze...

Ritornò con la mente al presente e si concentrò sulla mole di lavoro da sbrigare. Senza che se ne accorgesse arrivò la mezza. Tornò a casa per la pausa pranzo. Abitava a Madonna dell'Olmo, a poco più di cinque minuti dal lavoro. Di solito nel percorrere quel breve tragitto impiegava molto più tempo del dovuto. Lo faceva per assaporare il panorama ma, soprattutto, per lasciare che la quiete di quel luogo avvolgesse il suo animo, prima di tornare alla cruda realtà. Quel giorno, però, aveva una strana agitazione addosso.

Aprì la porta e ciò che vide la fece rabbrividire. Suo padre era steso a terra, sanguinante, con ancora il collo della bottiglia di vino tra le mani. Provò a scuoterlo, invano. Senza esitare chiamò l'ambulanza. In pochi minuti arrivò il medico e i barellieri lo caricarono sul mezzo e partirono spediti verso l'ospedale. Jessica dietro in macchina.

Tratto da Il sole ora splende di Elvira Tonelli